Il fatto di cronaca
24.06.2025 - 15:31
L'importo individuato nelle sentenze della Procura di Isernia come profitto del reato è di 1,5 milioni di euro. Gli accertamenti condotti dal Gico del nucleo di polizia economico finanziaria di Salerno hanno fatto seguito all'emissione di due sentenze di condanna, emesse nel 2017 rispettivamente dal tribunale di Salerno e dalla Corte d'Appello di Campobasso
Militari del comando provinciale della guardia di finanza di Salerno hanno dato esecuzione, su disposizione della procura di Isernia, a due distinti provvedimenti di confisca a carico di un soggetto di 54 anni, cautelando complessi aziendali, auto e unità immobiliari per raggiungere l'importo individuato nelle sentenze come profitto del reato, per un valore superiore a 1,5 milioni di euro. Gli accertamenti condotti dal Gico del nucleo di polizia economico finanziaria di Salerno hanno fatto seguito all'emissione di due sentenze di condanna, emesse nel 2017 rispettivamente dal tribunale di Salerno e dalla Corte d'Appello di Campobasso, con cui veniva disposta a carico dell'uomo, amministratore di una società operante nel settore del commercio di carni, per i reati di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi e Iva e omesso versamento di imposte, la misura di sicurezza della confisca, all'epoca eseguita soltanto in minima parte vista l'incapienza del patrimonio del condannato. Le fiamme gialle hanno proceduto ad approfondire questa circostanza, individuando una fittizia separazione consensuale del condannato dalla moglie, intervenuta pochi mesi prima che i provvedimenti giudiziari divenissero definitivi. È emerso, in particolare, come gli ex coniugi, anche dopo la separazione, avessero continuato a condividere lo stesso domicilio, a viaggiare e soggiornare insieme in strutture ricettive, a farsi ritrarre insieme agli altri componenti del loro nucleo familiare in fotografie pubblicate sui rispettivi profili social. L'ulteriore attività investigativa ha permesso di accertare e ricostruire la posizione reddituale patrimoniale del condannato e dei suoi familiari, facendo emergere una situazione di difformità tra i redditi dichiarati e il tenore di vita, grazie a un patrimonio indirettamente riconducibile all'uomo, detenuto anche per il tramite di persone giuridiche formalmente partecipate dalla moglie e dal figlio. Le investigazioni hanno evidenziato la disponibilità di un'attività di bar e tabacchi, di due ditte individuali, di auto costose e di un'abitazione nel quartiere Parioli di Roma. (Com/Red/Dire)
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