Il caso
13.08.2025 - 10:00
E le quote del club sequestrate dal tribunale di Milano? L'ex presidente molisana Di Salvo non ne fa cenno, ma l’altro ex presidente Alfredo Rota sostiene che con lui nessun debito è stato saldato. Mentre il sindaco ha più volte sostenuto di aver fatto squillare più volte il telefono dei Petracca. Senza avere risposta.
Continuano le "giravolte in volta" di Stefania Di Salvo e Stefano Petracca, tra calcio e sanità. L'ultima riguarda la cessione del Rimini Calcio, per cui la coppia d'affari molisana era finita nell'occhio del ciclone per non pagare gli stipendi, come è accaduto ai dipendenti della struttura sanitaria di Campobasso di cui sono proprietari, dove la crisi ha portato anche al licenziamento di diversi dipendenti delle società di servizio. La Ds Sport guidata da Stefania Di Salvo ha ceduto il 100% delle quote della società calcistica riminese alla Building Company, società lombarda attiva nel campo dell'energia solare, in passato interessata anche all'acquisto del Foggia e contestata dai tifosi riminesi, preoccupati per la solidità economica del gruppo. La proprietaria Giusy Anna Scarcella, nei giorni scorsi, aveva minacciato il suo disimpegno salvo poi fare fare un passo indietro con la nomina, ieri sera, di un nuovo presidente, Espedito Siniscalchi, laureato in Economia Aziendale e con esperienza manageriale in diversi settori, già fidanzato di Valeria Marini. Ma sono molte le ombre che ancora aleggiano sulle vicende della squadra di calcio del Rimini, da cui la molisana si è dimessa come presidente. Per esempio le quote del club sequestrate dal tribunale di Milano. L’ex presidente non ne fa cenno, ma l’altro ex presidente Alfredo Rota sostiene che con lui nessun debito è stato saldato. La signora Petracca, poi, dice di aver sempre coinvolto il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, nelle vicissitudini che hanno riguardato il Rimini Calcio, che detiene la Coppa Italia di Serie C. Mentre il sindaco ha più volte sostenuto di aver fatto squillare più volte il telefono dei Petracca. Senza avere risposta. Il primo cittadino e l'assessore comunale allo Sport Michele Lari hanno chiesto ai rappresentati della Figc e della Lega Pro un "incontro ufficiale" per fare chiarezza sulla situazione della squadra di calcio cittadina "e per uscire da una situazione francamente imbarazzante intorno ai colori biancorossi. In quella sede - scrivono in una nota - chiederemo a questi organismi che ci venga rappresentata la posizione ufficiale e lo stato delle cose della Rimini Calcio, anche in considerazione del ruolo che ha il Comune in veste titolare di uno stadio che viene concesso a fronte di precise garanzie". Il direttore sportivo della squadra romagnola - che domenica ha perso per 1 a 0 a Pesacra in Coppa Italia - Luca Nember si è dimesso, raccontando di aver subito un aggressione da persone riconducibili alla tifoseria riminese mentre il neo allenatore Piero Braglia pur dirigendo gli allenamenti a Pescara si è seduto in tribuna. "Tre presidenti in un mese, tourbillon societari assortiti, annunci e smentite con cadenza giornaliera: il caos che ormai da settimane regna attorno alla Rimini Calcio lascia interdetti - evidenziano sindaco e assessore - in un dedalo di (scarse) informazioni contraddittorie in cui pare ormai impossibile districarsi. Abbiamo già avuto modo in più occasioni di manifestare la preoccupazione per le modalità confuse con le quali le parti in causa stanno gestendo questa delicata fase, sottolineando la necessità di avere chiarimenti sul futuro della società in termini di programmi e obiettivi". Sono state chieste "rassicurazioni", argomentano ancora, "che ad oggi non sono pervenute, con tutto ciò che questo comporta per i ragazzi e le ragazze che vestono la maglia a scacchi e per le loro famiglie".
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