Il focus
27.08.2025 - 14:04
Inseriti nella cornice del bilancio comunale, i 562 mila euro in otto mesi non cambiano il destino dei conti — Campobasso gestisce decine di milioni l’anno — ma costituiscono una componente non trascurabile delle entrate extra-tributarie. Se il ritmo restasse costante, il 2025 potrebbe chiudersi attorno agli 840 mila euro di incassi da multe.
Quando un numero diventa un termometro? A Campobasso, i proventi da multe stradali e parcheggi fotografano in modo nitido un pezzo di città: quello fatto di traffico, regole, controllo e, non ultimo, conti pubblici. Sulla base dei dati del sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici (Siope) aggiornati al 21 agosto, il Comune di Campobasso ha incassato poco più di 562 mila euro nei primi otto mesi del 2025 per violazioni al Codice della strada. Una cifra che sorprende? Soprattutto, una cifra che interpella.
IL DATO: 562 MILA EURO IN OTTO MESI, +167 MILA SUL 2024
Dietro il titolo “boom” c’è una progressione piuttosto netta. Nei primi otto mesi del 2025 Palazzo San Giorgio — così è soprannominata la sede del Municipio — ha incassato poco più di 562 mila euro in sanzioni stradali, circa 167 mila euro in più rispetto allo stesso periodo del 2024, quando la rilevazione segnava quasi 396 mila euro. In termini percentuali, parliamo di una crescita nell’ordine del 42% circa. La dinamica espansiva riguarda anche la sosta a pagamento: i proventi da parcheggi custoditi e parchimetri hanno raggiunto i 299 mila euro nel 2025, a fronte dei 258 mila dei primi otto mesi del 2024. Qui l’aumento è vicino al 16%. Sommando le due voci, il “capitolo mobilità” vale così oltre 860 mila euro nei primi due terzi dell’anno, con le multe che incidono per quasi due terzi sul totale.
COSA C’È DIETRO L’AUMENTO: ENFORCEMENT, ABITUDINI, E NON I LISTINI DELLE SANZIONI
La prima tentazione è cercare la spiegazione nelle tariffe. Ma la cronologia gioca in senso contrario: il biennale adeguamento automatico delle sanzioni al costo della vita è stato congelato dal Governo per il biennio più recente, evitando rincari nel 2024 e nel 2025. Tradotto: la crescita non è dovuta a multe “più care”, bensì — con ogni probabilità — a più infrazioni rilevate o a una maggiore efficacia dei controlli. È l’“effetto enforcement”: più pattuglie in strada, tecnologia che funziona (dagli autovelox alla videosorveglianza di Ztl e corsie riservate), controlli mirati nelle ore e nei punti sensibili. A questa componente si sommano fattori comportamentali e urbanistici: il ritorno di flussi turistici e pendolari, l’espansione di Ztl e zone 30, la pressione della sosta in prossimità dei poli di servizi. È successo anche altrove: quando regole più chiare si incrociano con un presidio più puntuale, gli incassi crescono. Ma è davvero questo il metro giusto per misurare il benessere di una città?
IL BILANCIO: UNA VOCE NON DECISIVA, MA NON TRASCURABILE
Inseriti nella cornice del bilancio comunale, i 562 mila euro in otto mesi non cambiano il destino dei conti — Campobasso gestisce decine di milioni l’anno — ma costituiscono una componente non trascurabile delle entrate extra-tributarie. Se il ritmo restasse costante, il 2025 potrebbe chiudersi attorno agli 840 mila euro di incassi da multe. È una proiezione prudente, soggetta a stagionalità e campagne straordinarie, ma utile per dare un ordine di grandezza. Per farsi un’idea dell’impatto sul cittadino, basta un calcolo grossolano: rapportando la cifra ai residenti, l’onere pro capite per i primi otto mesi resta nell’ordine di poche decine di euro. Ben lontano dai record delle grandi metropoli, dove la scala dei fenomeni cambia il quadro. Il punto, però, non è tanto quanto si paga, ma cosa si ottiene in cambio.
IL VINCOLO DI LEGGE: METÀ DEI PROVENTI PER LA SICUREZZA (ART. 208 CDS)
La normativa è chiara: l’articolo 208 del Codice della strada impone che almeno il 50% dei proventi delle sanzioni sia destinato a finalità di sicurezza e mobilità. Parliamo di manutenzione di strade e segnaletica, tutela degli utenti deboli, potenziamento del trasporto pubblico locale, piste ciclabili, arredo urbano di sicurezza, attrezzature e formazione della Polizia locale. Sono usi vincolati, che dovrebbero trasformare la “sanzione” in un ritorno collettivo in termini di vivibilità. La trasparenza, qui, è decisiva. Rendicontare per voce e progetto — anche con dashboard pubbliche aggiornate — aiuta a sgombrare il campo dal sospetto del “Comune bancomat”. Mostrare che ogni euro pagato perché si è infranta una regola diventa un dosso ben posizionato vicino a una scuola, una striscia pedonale rifatta, un incrocio illuminato meglio: è questo il circuito virtuoso che i cittadini si attendono.
PARCHEGGI E STRISCE BLU: PREZZO, DISPONIBILITÀ, ROTAZIONE
Il capitolo sosta merita un ragionamento a sé. L’incremento dei proventi da parcheggi custoditi e parchimetri (299 mila euro contro 258 mila del 2024) può nascere da più fattori: maggiori volumi di sosta, tariffazione rivista, estensione delle aree a pagamento, lotta all’evasione del ticket, o, semplicemente, più rotazione grazie a controlli più serrati. In ogni caso, è il perimetro della politica della sosta a determinare gli effetti economici e sociali: dove si paga, quanto si paga, per quanto tempo si può sostare, quanta offerta alternativa c’è. C’è poi l’equilibrio con il commercio di vicinato. Una sosta regolata, con rotazione garantita e tariffe intelligenti (anche differenziate per fasce orarie o quartieri), tende a favorire le attività; una sosta vissuta come “tassa d’accesso” rischia di fare il contrario. Anche qui la trasparenza è un alleato: obiettivi, risultati e indicatori — tasso di occupazione, durata media, sanzioni per mancato pagamento — vanno esplicitati.
SICUREZZA O CASSA? LA DOMANDA CHE TORNA SEMPRE
È inevitabile: ogni volta che gli incassi crescono la città si chiede se si tratti di un “cartellino giallo” a comportamenti diffusi o di un’operazione di cassa. La verità, spesso, sta nel mezzo. Più controlli possono generare più multe nell’immediato, ma, se continui e percepiti come legittimi, tendono a modificare i comportamenti e a ridurre nel tempo le infrazioni (e i sinistri). Il parametro da osservare, allora, non è solo l’entrata, ma l’esito: meno incidenti, meno feriti, meno punti pericolosi. In questa chiave, leggere il +42% delle sanzioni e il +16% della sosta come un “cruscotto” può aiutare la programmazione: rafforzare dove il rischio è maggiore, disinnescare gli hotspot, calibrare segnaletica e limiti in base ai dati. Un autovelox ben segnalato su un tratto davvero rischioso è un presidio; uno piazzato su una traiettoria che non presenta criticità è destinato a diventare un totem polemico.
CHE COSA ASPETTARSI NEI PROSSIMI MESI
Da qui a fine anno molto dipenderà da tre variabili: la continuità dei controlli della Polizia locale, eventuali misure di regolazione della mobilità (Ztl, zone 30, piano della sosta) e l’andamento dei flussi in ingresso a Campobasso, tra pendolarismo e appuntamenti cittadini. Se i ritmi non muteranno, il 2025 consegnerà al Comune incassi più elevati rispetto al 2024 sia sulle multe sia sulla sosta, consolidando un trend che parla di enforcement più attento e di domanda di parcheggio ancora sostenuta. Il banco di prova sarà l’uso di queste risorse. Il dettato dell’articolo 208 fissa il vincolo, la politica ne definisce la qualità. In fondo, la metrica più convincente non sta nel cassetto delle entrate ma nel quotidiano: attraversamenti più sicuri, traffico più scorrevole, spazi pubblici meglio curati. È qui che i 562 mila euro dei primi otto mesi possono — e devono — diventare qualcosa di più di una cifra in bilancio per Campobasso.
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