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Il fatto di cronaca

Campobasso, ragazzina molestata davanti a scuola e nonno aggredito: misura cautelare per un 50enne

L’uomo avrebbe rivolto alla minore frasi a sfondo sessuale. L’intervento del nonno della ragazza, deciso e immediato, avrebbe scatenato la reazione dell’indagato

campobasso, ragazzina molestata davanti a scuola e nonno aggredito: misura cautelare per un 50enne

L’uomo si è dato alla fuga, ma la presenza della Volante e la successiva attività investigativa — con acquisizione di riscontri, testimonianze e verifiche sul territorio — hanno consentito di identificarlo in tempi brevi e di richiedere al giudice per le indagini preliminari l’applicazione di una misura restrittiva. Le ipotesi di reato contestate sono violenza privata e molestie.

La scena è di quelle che inquietano perché toccano uno dei luoghi che, più di ogni altro, percepiamo come sicuri: l’ingresso di una scuola. E invece, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti a Campobasso, la mattina del 29 gennaio una 14enne sarebbe stata avvicinata e molestata con apprezzamenti sessualmente espliciti. Il nonno, accorso in sua difesa, sarebbe stato aggredito con violenza dal presunto responsabile, un 50enne residente in provincia. A interrompere quella spirale è stato un passante, che ha messo in fuga l’uomo prima che potesse fare di peggio. Poi la chiamata al 113, l’arrivo di una Volante e l’avvio di indagini rapide, che hanno portato alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, eseguita dalla Squadra Mobile su disposizione del gip di Campobasso. È un fatto che scuote, che interroga: se non si è al sicuro davanti a una scuola, dove allora?

LA RICOSTRUZIONE DEL 29 GENNAIO A CAMPOBASSO
Secondo le informazioni raccolte dalla Squadra Mobile della Questura di Campobasso, coordinate dalla Procura, l’episodio sarebbe avvenuto davanti a un istituto scolastico cittadino. L’uomo, 50 anni, avrebbe rivolto alla minore frasi a sfondo sessuale. L’intervento del nonno della ragazza, deciso e immediato, avrebbe scatenato la reazione dell’indagato: un’aggressione definita “di estrema violenza” che solo l’arrivo provvidenziale di un passante è riuscito a interrompere. L’uomo si è dato alla fuga, ma la presenza della Volante e la successiva attività investigativa — con acquisizione di riscontri, testimonianze e verifiche sul territorio — hanno consentito di identificarlo in tempi brevi e di richiedere al giudice per le indagini preliminari l’applicazione di una misura restrittiva. Le ipotesi di reato contestate sono violenza privata e molestie.

CHE COSA SIGNIFICA OBBLIGO DI PRESENTAZIONE: UNA MISURA CHE “SORVEGLIA”
Il gip di Campobasso ha disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, eseguito dagli agenti. Si tratta di una misura cautelare non detentiva: in concreto impone alla persona sottoposta a indagini di presentarsi con cadenza stabilita — in questo caso quotidiana — in un ufficio di polizia. Obiettivo? Tenere sotto controllo i movimenti dell’indagato, prevenire il rischio di recidiva e tutelare le potenziali vittime. È un istituto tipico della fase delle indagini preliminari, applicabile quando il giudice, su richiesta della Procura, ravvisi esigenze cautelari ma non tali da giustificare misure più afflittive come gli arresti domiciliari o la custodia in carcere. Una sorta di “metronomo giudiziario” che scandisce le giornate dell’indagato per il tempo necessario agli accertamenti.

LA VOCE DELLA PROCURA: L’ALLARME SULLE FASCE DEBOLI
“La vicenda in questione — evidenzia il procuratore Nicola D’Angelo — rappresenta una tipologia delittuosa particolarmente delicata, in quanto le vittime sono rappresentative delle cosiddette fasce deboli (minori, donne, anziani) alla cui tutela questa Procura è particolarmente attenta, anche al fine di prevenire che tali condotte degenerino in tipologie delittuose più gravi”. Parole che non restano un monito astratto, ma si traducono in una strategia di intervento rapido e coordinato. La presa di posizione valorizza sia il lavoro sul campo della Squadra Mobile sia la funzione di prevenzione che il sistema giudiziario è chiamato a esercitare davanti a scenari potenzialmente degenerativi.

IL QUADRO INVESTIGATIVO: TEMPI RAPIDI E RISCONTRI
La cronologia parla di un’attività di polizia giudiziaria “immediata e accurata”. L’azione della Squadra Mobile, sotto la direzione del pubblico ministero titolare del fascicolo, si è mossa lungo direttrici classiche in casi di questo tipo: raccolta delle testimonianze sulla scena, verifica della coerenza dei racconti, identificazione del sospettato e proposta di misura cautelare al gip. È un modello operativo che negli ultimi anni ha beneficiato di protocolli interni più stringenti per i reati commessi in prossimità di plessi scolastici, luoghi considerati sensibili per definizione.

IL PERIMETRO DELLA SCUOLA: UN LUOGO CHE DEVE RESTARE INVIOLABILE
Gli ingressi degli istituti, all’inizio e alla fine delle lezioni, sono zone a rischio di assembramenti e di contatti ravvicinati. Qui, tra motorini che si accendono e zaini che sbattono, può insinuarsi chi voglia approfittarne. La domanda, inevitabile, è questa: stiamo facendo abbastanza per presidiare quei dieci minuti che separano un rientro sereno da un episodio di allarme? In molte città si alternano pattugliamenti a campione, progetti di “nonni vigili”, reti tra scuole, famiglie e forze dell’ordine. L’episodio di Campobasso suggerisce di rafforzare la prevenzione nei momenti di maggiore vulnerabilità: segnaletica, videosorveglianza dove possibile, passaggi più frequenti delle pattuglie, campagne di sensibilizzazione rivolte ai minori su come chiedere aiuto.

IL RUOLO DEL PASSANTE: LA COMUNITÀ COME PRIMO ARGINE
In questa vicenda, decisivo è stato l’intervento di un passante. Un “testimone civico” che ha fatto la differenza. Le cronache insegnano che la tempestività può disinnescare condotte più gravi. Non si tratta di eroismo improvvisato, ma della capacità di leggere il contesto, chiamare aiuto, esporsi quel tanto che basta per interrompere la condotta aggressiva. In una metafora sportiva, è il fallo tattico che ferma il contropiede dell’illecito: rompe il ritmo dell’aggressore e consente alla squadra — le istituzioni — di rientrare in difesa.

IL PROFILO DEI REATI CONTESTATI: VIOLENZA PRIVATA E MOLESTIE
Le ipotesi di reato delineano un perimetro giuridico preciso. La violenza privata punisce chi costringe altri a fare, tollerare od omettere qualcosa mediante violenza o minaccia: tipico, qui, sarebbe l’agire nei confronti del nonno intervenuto a difesa della nipote. La molestia, nel linguaggio comune spesso confusa con il più grave abuso, comprende condotte invasive, verbali o fisiche, a connotazione sessuale, tali da ledere la libertà e la dignità della persona offesa. In presenza di minori, ogni comportamento di questo tipo assume un disvalore aggiuntivo sul piano sociale, anche quando la fattispecie penale resta quella base.

GARANTISMO E RISPETTO DELLE VITTIME: DUE BINARI PARALLELI
È opportuno ricordarlo: il 50enne è allo stato indagato e gode della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Garantismo non significa indifferenza, e rispetto delle vittime non implica giustizialismo. L’equilibrio si gioca su due binari paralleli: la tutela immediata di chi è esposto — minori e anziani, in questo caso — e il diritto dell’indagato a una valutazione serena e fondata sugli elementi raccolti. La misura dell’obbligo di presentazione, per sua natura, è una risposta proporzionata nell’alveo delle indagini preliminari.

CAMPOBASSO E IL MOLISE INFORMATI: IL VALORE DELLA CRONACA LOCALE
La circolazione rapida e verificata delle notizie è un presidio di sicurezza in sé. Il ruolo dell’informazione locale — dalle testate regionali ai quotidiani telematici — è cruciale per la tempestività degli aggiornamenti e per l’attenzione alle dinamiche dei territori. Quando cronaca, istituzioni e comunità dialogano, la prevenzione trova terreno fertile: l’episodio diventa lezione condivisa, dal cortile della scuola alle stanze delle Procure.

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