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Il rapporto presentato all'UniMol

In Molise 10.433 stranieri, il 5,1% della popolazione regionale

La concentrazione principale è a Campobasso (10.433 residenti stranieri), con Isernia a seguire (4.181). L’incidenza sul totale regionale è del 5,1%: 5,3% a Isernia e 5% a Campobasso.

molise, numeri e volti dell’immigrazione: tra lavoro, protezione e integrazione una presenza che conta

Quanto alle origini, prevalgono i cittadini europei (42,6%), con i romeni saldamente il gruppo più numeroso: 2.850 persone, pari al 21,5% del totale. A seguire 1.338 marocchini e 728 nigeriani; poco distanti, per consistenza, i nuclei di albanesi e ucraini.



MOLISE, LA FRONTIERA QUIETA DELL’IMMIGRAZIONE
Campobasso, 4 novembre 2025. Nel cuore di una regione che troppo spesso sfugge ai radar della politica nazionale, l’immigrazione si rivela per ciò che è: una presenza discreta ma strategica. Il ‘Dossier statistico immigrazione 2025’ del Centro studi e ricerche IDOS, presentato all’Università del Molise, mette in fila numeri e tendenze che parlano chiaro. Quasi 15 mila stranieri residenti, 14.614 per la precisione: 10.433 nella provincia di Campobasso, 4.181 in quella di Isernia. Una mappa che rispecchia la distribuzione della popolazione italiana, senza strappi né accelerazioni, ma con segnali che, se letti con attenzione, interrogano il futuro demografico ed economico del territorio. L’incidenza sul totale regionale è del 5,1%: 5,3% a Isernia e 5% a Campobasso. Un valore quasi dimezzato rispetto alla media nazionale del 9,2%. Dovremmo considerarlo un vantaggio o un campanello d’allarme? In una regione che invecchia, dove i comuni si svuotano e i servizi arrancano, il dato può sembrare piccolo. Ma proprio perché piccolo, ogni punto percentuale pesa di più: nelle scuole, nelle aziende, nei reparti di un ospedale o nelle case delle famiglie che cercano assistenza.

LA GEOGRAFIA DELLE PRESENZE: CAMPOBASSO E ISERNIA, UN EQUILIBRIO POSSIBILE
Il quadro territoriale che emerge dal Dossier IDOS conferma una concentrazione principale a Campobasso (10.433 residenti stranieri), con Isernia a seguire (4.181). Non si tratta solo di grandezze: la differenza marginale nell’incidenza—5% a Campobasso, 5,3% a Isernia—racconta un equilibrio sottile tra bacini occupazionali, offerta di servizi e capacità di attrazione. Le dinamiche locali—dai distretti artigianali alle filiere agroalimentari, dal piccolo commercio ai servizi alla persona—sembrano incidere più delle narrazioni nazionali fatte di emergenza perenne. Qui la regola è la normalità.

CHI SONO: PROVENIENZE, ETÀ, GENERE
A fine 2024 la popolazione straniera in Molise è prevalentemente maschile (55,6%), in lieve aumento rispetto al 54% dell’anno precedente. Quanto alle origini, prevalgono i cittadini europei (42,6%), con i romeni saldamente il gruppo più numeroso: 2.850 persone, pari al 21,5% del totale. A seguire 1.338 marocchini e 728 nigeriani; poco distanti, per consistenza, i nuclei di albanesi e ucraini. Uno spaccato che riflette rotte consolidate e reti familiari e lavorative sviluppate nel tempo. Il fattore decisivo, però, è l’età. Nel 2024 quasi un terzo degli stranieri ha tra i 30 e i 44 anni, contro il 16,3% degli autoctoni. È qui che la demografia diventa politica: la presenza più giovane alimenta le fasce in età da lavoro, sostiene consumi e natalità, e contribuisce alla tenuta del sistema locale. In altre parole, mentre la popolazione italiana arretra sulle coorti centrali, l’immigrazione colma almeno in parte il vuoto. Non è la soluzione a tutti i problemi, ma è un pezzo importante del mosaico.

# IL VALORE DEMOGRAFICO E DEL LAVORO
C’è un’immagine che aiuta a capire: il Molise è un bastone che regge il peso dell’invecchiamento; gli stranieri sono il puntello che impedisce al bastone di piegarsi. In molti comuni, i bambini di origine straniera tengono in vita classi che altrimenti non si formerebbero; nel tessuto produttivo, spesso a conduzione familiare, la manodopera straniera garantisce elasticità a settori che hanno bisogno di stagionalità o di turni continui. Dall’agricoltura ai servizi alla persona, dal turismo diffuso alle piccole imprese, la presenza è ormai strutturale. Non un’onda, ma una falda: invisibile in superficie, essenziale nel profondo.

PERMESSI E MOTIVAZIONI: LA SPINTA DELLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE
A fine 2024 i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Molise sono 9.526, in aumento di 778 unità rispetto al 2023. La maggior parte—6.032—è titolare di un permesso a termine. Spicca la ripartizione per motivi di soggiorno: oltre la metà dei permessi riguarda la protezione internazionale (3.161), in crescita dai 2.875 del 2023; seguono i motivi familiari (1.293) e quelli di lavoro (960). Un dato che suggerisce come la componente umanitaria, in un contesto di flussi internazionali instabili, continui a incidere anche in una regione tradizionalmente meno esposta ai grandi corridoi migratori. Interessante il movimento sui nuovi titoli: i permessi rilasciati per la prima volta nel 2024 sono 1.160, in calo di 571 rispetto al 2023, e nel 46,2% dei casi riguardano la protezione internazionale. È un rallentamento temporaneo legato ai tempi amministrativi? È l’effetto di rotte che si spostano o di quote d’ingresso più selettive? Le spiegazioni possono essere diverse, ma l’effetto per il Molise è tangibile: una gestione dell’accoglienza che richiede programmazione e servizi adeguati, dalla lingua all’inserimento lavorativo, dall’abitare alla salute territoriale.

# ACCOGLIENZA E PROGRAMMAZIONE: L’ARCHITETTURA CHE MANCA
Se i numeri dicono “presenza contenuta ma stabile”, la politica locale deve tradurre la stabilità in infrastruttura sociale. La presentazione del Dossier IDOS all’Università del Molise non è un semplice rito statistico: è un invito ad allineare dati e decisioni. Perché non trasformare la diffusione territoriale in un modello di integrazione di prossimità, evitando concentrazioni che creano tensione e dispersioni che generano isolamento? Perché non legare le politiche abitative con i fabbisogni dei piccoli comuni, dove case e servizi rischiano l’obsolescenza? E ancora: come incrociare domanda di lavoro e formazione professionale, tenendo insieme sicurezza, diritti e competitività? Un’agenda possibile esiste: mappatura dei settori con carenza di manodopera, incentivi alla regolarità e alla stabilità contrattuale, corsi di lingua e qualifiche riconosciute, sostegno alle reti scolastiche e sanitarie nelle aree interne. Non si tratta di “specialismi” per stranieri, ma di politiche di sviluppo che funzionano per tutti. L’integrazione, quando è ben disegnata, è un amplificatore di coesione e produttività.

CAMPOBASSO E ISERNIA, DUE VELOCITÀ O LA STESSA MARCIA?
La fotografia dell’incidenza—5% a Campobasso, 5,3% a Isernia—fa pensare a differenze minime. Eppure le traiettorie locali, anche a parità di percentuali, possono divergere. Campobasso concentra più servizi e opportunità, Isernia vede comunità più radicate nei centri minori. La sfida è una: governare una presenza che cresce lentamente, senza rincorrere emergenze. È possibile? Sì, se le istituzioni locali, il terzo settore e il tessuto produttivo costruiscono un dialogo stabile su bisogni e potenzialità. Il Molise ha una chance: imparare dagli eccessi altrui e adottare una pianificazione sobria, tipica della sua tradizione.

# NUMERI CHE FANNO SISTEMA: PERCHÉ CONTANO ANCHE QUANDO SONO PICCOLI
Davanti a percentuali inferiori alla media nazionale, è facile archiviare il tema come “secondario”. Ma il Dossier IDOS 2025 racconta altro: in una regione con tassi di invecchiamento tra i più alti d’Italia, l’apporto degli stranieri è una leva di sostenibilità—demografica, economica e fiscale. Un terzo tra i 30 e i 44 anni contro il 16,3% degli autoctoni non è solo una statistica: è il differenziale che tiene vivi territori, mercati e servizi. E che contribuisce a evitare il circolo vizioso di denatalità, desertificazione e tagli.

## DOMANDE APERTE PER LA POLITICA LOCALE
Qual è la soglia oltre la quale la presenza non è più “contenuta” ma “insufficiente” a garantire il ricambio generazionale? Come si attira e si trattiene manodopera qualificata senza alimentare sacche di sfruttamento? Che ruolo per Campobasso come hub di servizi, e per Isernia come laboratorio di integrazione nei piccoli centri? La politica regionale, forte di numeri chiari e tendenze definite, ha l’opportunità di scrivere una linea autonoma: meno ideologia, più manutenzione del reale.

### METTERE A TERRA I DATI: DAL DOSSIER ALLE DECISIONI
Il 5,1% di presenza straniera, quasi dimezzato rispetto al 9,2% nazionale, non è un destino scolpito nella pietra. È un margine di manovra. I 3.161 permessi per protezione internazionale—cresciuti rispetto ai 2.875 del 2023—impongono filiere di accoglienza e integrazione che dialoghino con scuola e lavoro. I 960 permessi per motivi di lavoro suggeriscono spazi di politiche attive, mentre i 1.293 familiari chiamano in causa servizi per l’infanzia e la conciliazione. Il calo dei primi rilasci nel 2024 (1.160, -571 sul 2023) è un segnale da interpretare senza allarmismi ma con attenzione: programmazione significa anche prevenire colli di bottiglia amministrativi e sociali. In fondo, la sfida del Molise è tutta qui: trasformare la “frontiera quieta” in un vantaggio competitivo di qualità della vita e coesione, dove la normalità dei numeri diventa la forza delle scelte. È la lezione che arriva da Campobasso, da Isernia, dall’aula dell’Università del Molise in questo 4 novembre 2025: i dati non votano, ma chiedono politica.

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