Il lutto
13.12.2025 - 06:59
“Figura di straordinaria caratura umana e professionale”: sono parole dense, quelle con cui l’istituto ricorda Brunetti. Matematico per formazione e per inclinazione, appassionato dell’ordine e del pensiero logico, sapeva allo stesso tempo coltivare una vasta e raffinata cultura umanistica.
Cosa resta di un preside quando le campanelle si spengono e l’atrio si svuota? Nel caso di Rocco Brunetti, a Isernia, resta una scuola che si riconosce nella sua visione, e una comunità che lo chiama per nome, con affetto e gratitudine. Il mondo dell’ISIS “Majorana-Fascitelli” vive un lutto profondo per la scomparsa del suo storico dirigente: un “punto di riferimento per intere generazioni”, come sottolinea una nota diffusa dall’istituto. Domenica mattina, nella palestra del liceo scientifico, verrà allestita la camera ardente: dalle 9:00 alle 11:00, studenti, docenti, famiglie e cittadini potranno rendere l’ultimo saluto in quella che per molti – e per lui stesso – è stata a lungo una seconda casa.
H1 L’ULTIMO SALUTO IN PALESTRA: IL RITO LAICO DI UNA COMUNITÀ EDUCANTE
L’immagine di una camera ardente nella palestra del Majorana dice più di molte parole: la scuola come luogo di vita civile, di relazioni, di formazione. Non una cornice neutra, ma lo spazio che ha plasmato e in cui è stato plasmato il progetto educativo di Rocco Brunetti. La scelta di aprire le porte del liceo scientifico, domenica mattina dalle 9:00 alle 11:00, per un commiato condiviso, restituisce il perimetro di un’appartenenza: è qui che la comunità scolastica dell’ISIS “Majorana-Fascitelli” riconosce le proprie radici e il proprio futuro.
H2 UNA CARATURA RARA: RIGORE MATEMATICO E CULTURA UMANISTICA
“Figura di straordinaria caratura umana e professionale”: sono parole dense, quelle con cui l’istituto ricorda Brunetti. Matematico per formazione e per inclinazione, appassionato dell’ordine e del pensiero logico, sapeva allo stesso tempo coltivare una vasta e raffinata cultura umanistica. Un ossimoro fertile, il suo: la precisione del calcolo e l’ampiezza dello sguardo. Fermezza e sensibilità, autorevolezza e profonda umanità convivevano in lui, componendo quell’equilibrio raro che rende credibile una leadership educativa. Non è un caso che, nella memoria di molti, Brunetti non sia stato “soltanto un preside”, ma anche un mentore e una guida.
# H3 IDENTITÀ DI SCUOLA: ORGANIZZAZIONE, METODO, SGUARDO LUNGO
Nelle parole della comunità del Majorana-Fascitelli, il contributo del dirigente ha aiutato a “definirne l’identità”, lasciando in eredità un’organizzazione solida e una vocazione all’innovazione. La sua, viene ricordato, è stata una visione “rigorosa e paziente”: una combinazione che, nel lessico della scuola, si traduce in pratiche, curricoli, abitudini condivise. In altre parole, in cultura professionale. È lì che si annida la durata delle cose: non negli slogan, ma nei processi che si consolidano e continuano a produrre senso.
H2 L’INNOVAZIONE COME PRATICA QUOTIDIANA
Brunetti fu tra i primi, nel suo contesto, a cogliere il potenziale delle nuove tecnologie per la didattica: non come moda, ma come strumentazione per “ampliare linguaggi, metodologie e opportunità”. La differenza è sostanziale. Dove molti vedevano schermi, lui intravedeva ponti: ambienti digitali per coltivare competenze trasversali, per far dialogare matematica e lettere, per personalizzare i percorsi. È questo il tratto più attuale del suo lascito: l’innovazione non come evento, bensì come pratica quotidiana. Perché la scuola, per rimanere viva, deve continuare a imparare.
# H3 UNA FRASE-CHIAVE: “UNA SCUOLA VIVA CONTINUA A IMPARARE”
C’è un passaggio della nota dell’istituto che colpisce per la sua semplicità: “una scuola viva è una scuola che continua a imparare e a guardare avanti”. È un manifesto pedagogico in dodici parole. Non un programma ideologico, ma un metodo: ascoltare, interpretare, aggiornarsi, integrare. In questa idea di scuola, docenti e studenti sono comunità di ricerca e non soltanto protagonisti di una consegna di contenuti. È il contrario di ogni nostalgia sterile: è l’educazione come lavoro del presente.
H2 DOPO LA PENSIONE, LA PRESENZA DISCRETA: CONSIGLI, SGUARDI, LEGAMI
Anche dopo il pensionamento, il preside non ha lasciato davvero la sua scuola. Ha continuato a seguirne il cammino, “condividendo momenti importanti e offrendo consigli preziosi”, con quello sguardo attento che non perdeva il passo né con i tempi né con le persone. Quanti dirigenti, una volta chiuso il registro, si allontanano in silenzio? Brunetti, invece, ha scelto di restare vicino, senza invadere: una vicinanza che racconta più di ogni curriculum la qualità dei legami costruiti.
H2 IL RUOLO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI NELLE COMUNITÀ: IL CASO ISERNIA
Soprattutto in territori come il Molise, e in città come Isernia, la scuola è presidio di cittadinanza, motore di mobilità sociale, laboratorio di innovazione. In questo quadro, il dirigente scolastico non è un semplice amministratore: è un interprete della comunità, un mediatore tra norme e contesti, tra bisogni educativi e risorse disponibili. La storia del Majorana-Fascitelli, così come viene raccontata dalla sua comunità, parla di una leadership capace di leggere “le trasformazioni sociali in atto” e di riconfigurare l’istituto di conseguenza. Non basta aprire laboratori o scrivere progetti: serve una rotta. La visione – nel caso di Brunetti – ha fatto da bussola.
# H3 DALLA GOVERNANCE ALLA DIDATTICA: DOVE SI VEDE UNA BUONA GUIDA
Come si misura l’impatto di un preside? Non nelle ricorrenze, ma in ciò che resta: pratiche cooperative tra docenti, continuità nella didattica, apertura al territorio, capacità di attrarre curiosità e talenti. L’ISIS “Majorana-Fascitelli” si definisce ancora oggi per la sua “vocazione all’innovazione”: segno che l’approccio introdotto è diventato patrimonio condiviso. Una scuola che mantiene la sua impronta dopo il suo dirigente è una scuola che ha fatto sedimentare cultura organizzativa.
H2 LA CAMERA ARDENTE AL MAJORANA: UN SALUTO CHE È ANCHE IMPEGNO
Domenica mattina, nella palestra del liceo scientifico del Majorana, dalle 9:00 alle 11:00, la comunità potrà rendere omaggio a Rocco Brunetti. La scelta dell’orario e del luogo – semplice, accessibile – rispetta il senso di una vita professionale spesa in mezzo a ragazzi, docenti, personale, famiglie. È un addio, ma è anche un passaggio di consegne simbolico: l’eredità non si esaurisce in un ricordo, prende forma nelle aule, nelle scelte didattiche, nei progetti che continueranno a parlare di lui.
# H3 PAROLE CHE RESTANO, PRATICHE CHE DURANO
“Le sue intuizioni continuano a guidarci, la sua visione resta il nostro riferimento”, si legge nella nota dell’istituto. Non è retorica di circostanza, è la constatazione di una traiettoria. In una stagione in cui la scuola italiana è chiamata a coniugare inclusione e qualità, innovazione e continuità, il modello di leadership evocato dalla comunità del Majorana-Fascitelli indica una strada: tenere insieme il rigore del metodo e l’umanità delle relazioni.
H2 UNA MEMORIA OPEROSA PER ISERNIA E IL MOLISE
La scomparsa di un preside come Rocco Brunetti interroga una città e un territorio. Cosa significa oggi “avere cura” di una scuola? Significa proteggere, ma anche rilanciare; conservare, ma senza rinunciare a sperimentare. La memoria, in questo caso, non è un album di fotografie, ma un cantiere aperto. È nel solco di questa memoria operosa che l’ISIS “Majorana-Fascitelli” si propone di continuare: facendo della palestra, dei corridoi, dei laboratori non solo i luoghi del ricordo, ma soprattutto gli spazi di una quotidiana ricerca di senso.
# H3 UN’EREDITÀ CIVILE: SCUOLA COME “SECONDA CASA”
Definire la scuola “seconda casa” non è una formula generica, ma una responsabilità. Significa ospitare, educare, pretendere. Richiede una guida capace di dire sì e no, di chiedere con fermezza e ascoltare con attenzione. Da quanto raccontano docenti e studenti, Rocco Brunetti ha abitato quella casa senza trasformarla in una fortezza: l’ha aperta all’innovazione, l’ha resa riconoscibile, ne ha custodito lo spirito. Per questo Isernia oggi si stringe attorno al Majorana: perché quel lutto riguarda la comunità intera.
H2 IL VALORE DI UN ADDIO: PERCHÉ CERTI PRESIDI NON FINISCONO MAI
Le scuole, come le città, hanno una memoria stratificata. Ogni generazione aggiunge un tassello, ogni dirigente lascia una traccia. Ci sono figure che diventano una sorta di metronomo silenzioso: non si vedono, ma scandiscono il tempo delle cose che contano. Rocco Brunetti, nel racconto della sua comunità, è uno di questi metronomi. Il suo addio non chiude una stagione: la rende percepibile, e dunque trasmissibile. È da qui che si riparte, a Isernia e oltre: con la consapevolezza che una “scuola viva”, per dirla con le parole del Majorana-Fascitelli, è quella che continua a imparare.
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