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La tradizione

In migliaia in Abruzzo per la festa di San Domenico avvolto dai serpenti

Oltre 15 mila persone hanno preso parte questa mattina alla festa di san Domenico abate di Cocullo, più conosciuta come Rito dei Serpari, il tradizionale appuntamento del primo maggio per il piccolo borgo della Valle del Sagittario in provincia dell'Aquila.

In migliaia in Abruzzo per la festa di San Domenico avvolto dai serpenti

La festa è da anni candidata a Patrimonio Immateriale dell'Umanità Unesco, proprio per la sua unicità nel panorama delle tradizioni popolari europee.

A fare da cornice quest'anno è stato il sole che ha incentivato la cattura delle serpi, come spiega Cristian Gravita, uno dei serpari. "Abbiamo catturato un numero più alto di esemplari e a dare un contributo rilevante è stato il clima"- spiega il giovane. Sono oltre duecento gli esemplari catturati. Alle 12:00 in punto, dopo la Santa Messa officiata dal vescovo di Sulmona-Valva monsignor. Michele Fusco, la statua di San Domenico si è affacciata sulla piazza gremita ed è stata adornata dei serpenti, come prevede la tradizione. Poi la processione per le strade del paese blindato. "Siamo fatti di terra, ma chiamati all'eternità"- ha detto il vescovo Fusco nel corso dell'omelia, alla presenza del sindaco, Sandro Chiocchio. Grande il dispiegamento delle forze dell'ordine e dei volontari e lavoro da parte della squadra sanitaria che ha soccorso sei persone, colte da malore durante il rito. Auto incolonnate per circa cinque chilometri fino a Casale di Cocullo.

Ma qual è il segreto che rende la festa dei serpari di Cocullo così affascinante e unica nel panorama delle tradizioni italiane? Ogni anno, il piccolo borgo abruzzese si trasforma in un palcoscenico di fede e folklore, attirando visitatori da ogni angolo del Paese. Ma cosa rende questa celebrazione così speciale da essere candidata a patrimonio immateriale dell'umanità UNESCO? Scopriamolo insieme.



LA LEGGENDA DI SAN DOMENICO E LA DEA ANGIZIA



La festa dei serpari affonda le sue radici in un intreccio di storia e leggenda. Si narra che San Domenico Abate, protettore contro i morsi degli animali velenosi, abbia soppiantato il culto pagano della dea Angizia, anch'essa venerata per la sua protezione dai veleni. La leggenda racconta che il santo, prima di lasciare Cocullo, si cavò un dente e lo donò alla popolazione, un gesto che consolidò la fede cristiana nel borgo. Questo passaggio di testimone tra il sacro e il profano è il cuore pulsante della festa, che si celebra ogni anno il primo maggio.



IL RITO DELLA CATTURA DEI SERPENTI



Ma chi sono i protagonisti di questa tradizione? I serpari, esperti nella cattura dei serpenti, che con abilità e rispetto raccolgono fino a 150 rettili nelle settimane precedenti la festa. "Abbiamo trovato tre esemplari – spiegano – e dopo la festa li rilasceremo nello stesso luogo in cui li abbiamo catturati, come da tradizione". Questo rituale, che si tramanda di generazione in generazione, è un esempio di come la cultura popolare possa convivere con il rispetto per la natura.



UN PATRIMONIO CULTURALE DA PRESERVARE



La festa dei serpari di Cocullo è un esempio di come le tradizioni locali possano diventare un patrimonio culturale di valore inestimabile. La candidatura a patrimonio immateriale dell'umanità UNESCO è un riconoscimento dell'unicità e dell'importanza di questa celebrazione. Ma cosa significa realmente preservare una tradizione? Significa mantenere viva la memoria storica, trasmettere conoscenze e valori alle nuove generazioni, e garantire che queste usanze continuino a essere parte integrante della nostra identità culturale.



UN VIAGGIO TRA FEDE E FOLKLORE



Partecipare alla festa dei serpari di Cocullo è un'esperienza che va oltre la semplice osservazione di un rito. È un viaggio tra fede e folklore, un'immersione in un mondo dove il sacro e il profano si incontrano e si fondono. È un'occasione per riflettere su come le tradizioni possano unire le comunità, creando un senso di appartenenza e continuità. E, soprattutto, è un'opportunità per scoprire la bellezza e la ricchezza del patrimonio culturale italiano.


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