L'emergenza
22.12.2025 - 14:29
Il direttore generale Asrem, Giovanni Di Santo
L'azienda sanitaria regionale ASREM ammette il fallimento: "non si può obbligare nessuno a coprire sedi per cui non è stato firmato un contratto”. Risultato? Ambulatori che aprono “a singhiozzo”, con il carico che si sposta sui Pronto soccorso, già in affanno.
È accettabile che per un certificato urgente si debbano macinare decine di chilometri, rincorrendo informazioni online rivelatesi poi sbagliate? In Molise è successo davvero: una cittadina ha dovuto raggiungere Toro perché la guardia medica di via Toscana era chiusa, e il web, anziché aiutare, l’ha fuorviata. Un episodio che sa di cronaca minuta ma fotografa un problema strutturale. Oggi Asrem, l’azienda sanitaria regionale, lo dice senza giri di parole: “il reclutamento straordinario non basta, serve rifondare il servizio”. È una resa o l’inizio di una cura necessaria?
# CRISI DI PERSONALE: LA COPERTA È CORTA, E SI VEDE
Il cuore del problema è nella matematica, quella spietata dei turni: a fronte di un fabbisogno teorico di 192 medici per coprire le 44 sedi regionali di continuità assistenziale, i professionisti contrattualizzati a tempo indeterminato sono appena 69. E di questi, soltanto 28 lavorano a tempo pieno. Il resto del servizio si regge sul contributo di giovani specializzandi, spesso residenti fuori regione: garantiscono un minimo di due turni, non sono dipendenti ma liberi professionisti convenzionati, e quindi non soggetti a ordini di servizio. Tradotto: nessuno può obbligarli a coprire sedi scoperte. Lo ribadisce Asrem: “l’azienda non può obbligare nessuno a coprire sedi per cui non è stato firmato un contratto”. Risultato? Ambulatori che aprono “a singhiozzo”, con il carico che si sposta sui Pronto soccorso, già in affanno. E cittadini di piccoli comuni, come Toro, costretti a viaggiare per prestazioni minime, con un effetto boomerang su fiducia e aderenza ai percorsi di cura.
# LE MOSSE DI ASREM: DEROGHE, INCENTIVI, 118. BASTERANNO?
Per fronteggiare l’emergenza, la struttura commissariale ha messo in campo tre linee d’intervento, cadenzate nel 2025: la deroga ai massimali (febbraio 2025), per consentire su base volontaria più ore e più compensi; incentivi per le “sostituzioni” (luglio 2025), cioè maggiorazioni per chi copre territori di sedi limitrofe rimaste chiuse; un potenziamento del 118 (novembre 2025), con aumento delle tariffe per l’emergenza territoriale e apertura ai medici di base abilitati. Sono correttivi pragmatici, ma dichiaratamente insufficienti. La stessa Asrem lo ammette: il semplice “reclutamento straordinario”, già tentato senza esiti risolutivi, non è la strada. Perché? Perché il mercato dei medici disponibili è limitato, la competizione tra territori è alta e il lavoro notturno e festivo della guardia medica non è più attrattivo, specie se isolato e frammentato.
# DAL RECLUTAMENTO ALLA RIFORMA: L’ORIZZONTE DEL DM 77/2022
Il direttore sanitario Giovanni Giorgetta indica un modello di riferimento preciso: il DM 77 del 2022. È la norma che ridisegna l’assistenza territoriale e prevede l’integrazione della continuità assistenziale dentro le nuove Case della Comunità. Obiettivo dichiarato: superare la frammentazione, ancora ferma a un accordo regionale del 2007, e approdare a un “ruolo unico dell’assistenza primaria”. “Solo con questa riorganizzazione, definita ‘inderogabile e in dirittura d’arrivo’, si spera di stabilizzare un servizio che oggi vive sulla precarietà e sulla buona volontà dei singoli”, spiega Giorgetta. Non è un dettaglio semantico: ruolo unico significa mettere sotto lo stesso tetto funzionale medici di medicina generale, continuità assistenziale, infermieristica di famiglia, specialisti territoriali. Un ecosistema, più che una somma di prestazioni.
# COSA CAMBIEREBBE PER I CITTADINI: MENO CHILOMETRI, PIÙ PROSSIMITÀ
L’integrazione nelle Case della Comunità non è solo un cambio di etichetta. Significa concentrare risorse, evitare sovrapposizioni, condividere agende e strumenti digitali, garantire coperture organizzate h24. Per il cittadino, l’effetto dovrebbe essere la fine dei “viaggi della speranza” per certificati e urgenze minori, con percorsi chiari e indicazioni affidabili in tempo reale. Qui entra in gioco anche la qualità dell’informazione: le notizie online sulla guardia di via Toscana erano errate. È un dettaglio? No. La sanità territoriale vive anche di fiducia e di orientamento. Se la bussola digitale è rotta, il disservizio raddoppia.
# LA POLITICA E IL CONTROLLO PUBBLICO: IL RUOLO DI ANGELO PRIMIANI
Sulla vicenda è intervenuto il consigliere regionale del M5S Angelo Primiani, segnalando la criticità e spingendo per chiarezza e soluzioni. Il suo intervento conferma che il tema non è tecnico-amministrativo ma sociale e politico: tocca la tenuta di servizi essenziali in aree dove l’accessibilità è già fragile. La pressione pubblica, quando è informata e concreta, può aiutare ad accelerare riforme altrimenti destinate a impantanarsi.
# MISURE PONTE: COSA SI PUÒ FARE SUBITO, SENZA ATTENDERE
Se la rifondazione è l’obiettivo, servono anche azioni “ponte” che diano respiro a breve termine. Alcune leve operative, coerenti con il quadro descritto da Asrem: - Trasparenza in tempo reale: un portale unico e un numero dedicato che aggiornino istantaneamente l’apertura delle sedi, con geolocalizzazione e tempi di attesa. Evita viaggi a vuoto e decongestiona i Pronto soccorso. - Turni intelligenti e volontariato incentivato: se si derogano i massimali, farlo con logiche previsionali che concentrino risorse nelle fasce a maggiore domanda, riducendo i “buchi” notturni. - Integrazione con il 118 senza confusione di ruoli: l’apertura ai medici di base abilitati, come previsto per il potenziamento di novembre 2025, va accompagnata da protocolli chiari per non trasformare il 118 in un sostituto della guardia medica. - Valorizzazione degli specializzandi: se sono pilastri del sistema, riconoscere percorsi formativi strutturati, tutoraggio e stabilizzazione graduale nei contesti territoriali dove operano.
# LA LEZIONE ORGANIZZATIVA: DALLA “BUONA VOLONTÀ” AL DISEGNO
Affidarsi alla buona volontà dei singoli, come avviene oggi, è come costruire un ponte a staffe: regge finché non passa il traffico pesante. La frammentazione lasciata in eredità dall’accordo del 2007 rende complicato coordinare risorse e responsabilità. Il DM 77/2022 offre un tracciato: tocca all’azienda e alla struttura commissariale tradurlo in atti, dotazioni, standard. Altrimenti, deroghe e incentivi resteranno un aspirapolvere acceso in una stanza alluvionata.
# UN TEMA NAZIONALE CHE PARTE DAI DETTAGLI LOCALI
Il caso di Toro, la guardia di via Toscana, i 69 medici indeterminati su 192 necessari, non sono footnote amministrative: sono la carne viva della sanità di prossimità. In territori dove le distanze pesano più che in città, l’assenza di una guardia medica attiva si traduce in rinuncia alle cure o in ricorso improprio all’emergenza. Quando Asrem dichiara che “la soluzione… risiede in una rifondazione totale del servizio”, mette sul tavolo una verità scomoda ma liberatoria: non basterà un altro bando. La differenza la farà la capacità di passare dal “tamponare” al “progettare”, dal singolo turno scoperto a un’organizzazione che non lasci buchi. Perché la prossimità, in sanità, non è una parola fashion: è l’argine tra un bisogno semplice e una complicanza evitabile. E, in Molise, è una promessa che oggi chiede fatti, nomi e date. Quelle, per una volta, ci sono: DM 77 del 2022, superamento dell’accordo 2007, scadenze operative nel 2025. Ora serve che al calendario seguano le aperture, non i cartelli “chiuso”.
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