L'emergenza
23.09.2025 - 19:11
L'obiettivo è innalzare i livelli di sicurezza passiva e ridurre i tempi di ripristino delle strutture danneggiate, garantendo maggiore tutela ai cittadini. I sindaci hanno espresso soddisfazione per le misure concordate, giudicate fondamentali in un'area particolarmente esposta alla criminalità itinerante
Una notte di boati, sportelli sventrati, banconote disperse come coriandoli: gli assalti ai bancomat sono tornati a farsi sentire in Basso Molise. Ma questa volta la risposta istituzionale non si fa attendere. Nel pomeriggio del 23 settembre 2025, alle 16:30, in Prefettura a Campobasso si è riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per inquadrare con lucidità un fenomeno che si muove nell’ombra, colpisce a ondate e lascia ferite visibili sia nelle infrastrutture sia nella fiducia delle comunità locali. Che cosa sta cambiando nel modo in cui le bande attaccano gli ATM? E quali contromisure possono davvero rendere gli sportelli meno vulnerabili senza isolare i territori?
CAMPOBASSO, UN VERTICE PER BLINDARE GLI SPORTELLI
# IL TAVOLO DEL 23 SETTEMBRE 2025: NOMI, RUOLI, OBIETTIVI
Nella sede della Prefettura di Campobasso, presieduta dal rappresentante del Governo per la provincia, il prefetto Michela Lattarulo, è andato in scena un confronto operativo fra istituzioni, forze dell’ordine e operatori del sistema finanziario. Con Lattarulo, al tavolo erano presenti il questore di Campobasso, Domenico Farinacci, il coordinatore nazionale di ABI-OSSIF (il Centro di ricerca sulla sicurezza anticrimine dell’Associazione bancaria), il responsabile Area Centro della Tutela aziendale di Poste Italiane e, a rimarcare l’attenzione politica sul tema, il senatore Costanzo Della Porta. Al confronto hanno partecipato anche i sindaci del territorio, in prima linea nel raccogliere la domanda di sicurezza dei cittadini. L’oggetto è preciso: i furti con esplosione ai dispositivi elettronici delle banche nel Basso Molise, uno scenario che intreccia la vulnerabilità di alcuni sportelli in aree periferiche e la rapidità d’azione di gruppi criminali itineranti. ABI e Poste hanno assicurato la massima collaborazione, preannunciando la formalizzazione di protocolli per innalzare la sicurezza passiva e velocizzare il ripristino delle strutture danneggiate. Da parte dei sindaci, “soddisfazione” per un confronto definito “costruttivo e particolarmente importante in un’area esposta alle incursioni della criminalità itinerante”. Il prefetto Lattarulo ha ringraziato le forze dell’ordine per i risultati già ottenuti e ha ribadito “l’importanza di mantenere sempre aperto il dialogo con i sindaci per modulare nel modo più efficace e condiviso la risposta alla domanda di sicurezza proveniente dalla cittadinanza”.
# FENOMENO IN EVOLUZIONE: COME AGISCONO LE BANDE
La metamorfosi è nota agli addetti ai lavori: negli ultimi anni, mentre le rapine in filiale hanno registrato una contrazione in varie aree del Paese, gli attacchi notturni agli ATM sono diventati la scommessa preferita della criminalità organizzata e dei gruppi “trasfertisti”. Si punta sulla velocità, sull’effetto sorpresa e su tecniche che richiedono poco tempo: l’innesto di gas esplosivi nelle bocchette, l’uso della cosiddetta “marmotta” (un ordigno artigianale inserito nella fessura) o il traino dell’intero cassone con mezzi rubati. L’obiettivo? Sfilare le cassette di sicurezza prima dell’arrivo delle pattuglie, sfruttando strade di fuga studiate al millimetro. Questi gruppi operano spesso tra province e regioni contigue, cambiando targa e veicoli, con ruoli scanditi: chi fa sopralluoghi, chi piazza l’esplosivo, chi copre la ritirata. Il Basso Molise — territorio che tiene insieme costa e aree interne, con centri come Termoli e una costellazione di comuni medi e piccoli — è esposto come altri quadranti dell’Italia centrale e meridionale, specie nelle notti feriali, quando la copertura di passaggio è più rarefatta. È qui che la “criminalità itinerante” trova margini per colpire: pochi minuti di azione, danni ingenti alle strutture, denaro macchiato o no a seconda delle difese presenti, e una scia di insicurezza che pesa sulla quotidianità di residenti e commercianti.
# ABI-OSSIF E POSTE ITALIANE: DAI DATI AI PROTOCOLLI
La presenza del coordinatore nazionale ABI-OSSIF e della Tutela aziendale di Poste Italiane al tavolo di Campobasso non è un dettaglio formale. ABI-OSSIF, che monitora da anni il rischio predatorio nel settore bancario, mette a disposizione analisi, mappe di rischio e buone pratiche. Poste Italiane, con la sua rete capillare di sportelli e ATM, è un attore strategico nelle aree interne, dove la “desertificazione” bancaria ha ridotto l’offerta fisica di servizi. I protocolli annunciati puntano su due pilastri: - innalzare la sicurezza passiva degli sportelli (blindature più robuste, sistemi anti-deflagrazione, dispositivi di neutralizzazione delle banconote con macchiatura di inchiostro — IBNS — e rilevatori di gas); - ridurre i tempi di ripristino dopo un assalto, per evitare che interi comuni restino senza accesso al contante e ai servizi essenziali. Non è solo tecnologia: conta la condivisione dei dati in tempo reale, la standardizzazione delle procedure tra banche e Poste, la comunicazione immediata alle centrali operative quando i sensori rilevano tentativi di intrusione o anomalie fisiche (vibrazioni, sbalzi di pressione, interruzioni anomale dell’alimentazione).
# SICUREZZA PASSIVA E RIPRISTINO: CHE COSA CAMBIA DAVVERO
In pratica, che cosa significa proteggere un ATM nel 2025? Oltre alle casse anti-esplosione, entrano in gioco: - sistemi “cash trapping” verso l’interno e casse con colorazione delle banconote che rendono il bottino inutilizzabile; - telecamere ad alta risoluzione con analisi video intelligente, in grado di rilevare assembramenti anomali, volti coperti e fermi prolungati in orario notturno; - sensori anti-gas e valvole di sfogo che limitano la deflagrazione, proteggendo le strutture e chi abita sopra o accanto agli sportelli; - geofencing e allarmi silenziosi collegati direttamente alle sale operative delle forze di polizia. Il ripristino è la seconda frontiera: squadre dedicate che intervengono nelle 24-48 ore, accordi con i Comuni per garantire soluzioni temporanee (ATM mobili in piazza o presso uffici pubblici), informazione alla cittadinanza per ridurre i disagi. Perché un ATM fuori uso, in una località turistica o in un paese dell’entroterra, non è solo un danno economico: è un taglio alle abitudini, un freno agli incassi di bar, negozi, mercati.
# IL FATTORE TERRITORIO: BASSO MOLISE TRA COSTA E AREE INTERNE
Il Basso Molise vive una doppia esigenza. Sulla costa, i flussi stagionali aumentano la domanda di contante e servizi; nell’entroterra, la riduzione degli sportelli tradizionali affida agli ATM un ruolo insostituibile. È qui che la sicurezza diventa anche coesione territoriale. Le amministrazioni locali lo sanno e chiedono strumenti per accompagnare gli investimenti privati: potenziamento della videosorveglianza comunale, illuminazione negli spazi antistanti, regolazioni anti-sosta nei punti più esposti, e soprattutto interoperabilità tra sistemi pubblici e privati. Ha senso lasciare un ATM isolato al buio di una piazza periferica? È una domanda retorica, ma la risposta chiama in causa urbanistica, manutenzione e scelte di rete. La sicurezza degli sportelli è anche la sicurezza dei luoghi che li ospitano.
# LA CATENA DELLA SICUREZZA: PREFETTURA, QUESTURA, SINDACI
Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Michela Lattarulo, è lo snodo che traduce le analisi in linee operative coordinate. Il questore Domenico Farinacci e le forze dell’ordine lavorano sul versante investigativo e sulla vigilanza dinamica: pattugliamenti mirati nelle fasce orarie “calde”, interventi lampo, raccordo con le centrali di banche e Poste. I sindaci portano la messa a terra delle strategie: piani comunali per la sicurezza urbana, ordinanze su viabilità e soste intorno agli sportelli, manutenzione dell’illuminazione pubblica, incentivi per l’adeguamento dei punti più esposti. In questo schema, la politica nazionale — rappresentata al tavolo dal senatore Costanzo Della Porta — può giocare due carte: sostenere fiscalmente gli investimenti in sicurezza (credito d’imposta per gli adeguamenti, ad esempio) e semplificare le procedure per l’installazione di dispositivi e telecamere, soprattutto nei centri storici sottoposti a vincoli.
# CRIMINALITÀ ITINERANTE: IL MODELLO OPERATIVO E COME CONTRASTARLO
Il modello delle bande “itineranti” si regge su movimenti rapidi, logistica intercambiabile e sfruttamento delle zone grigie tra province. La risposta, dicono gli operatori, deve essere speculare: pattuglie che ragionano su scala interprovinciale, scambio informativo in tempo reale, varchi tecnologici sulle principali vie di fuga. Lettura targhe, tracciamento dei veicoli rubati, incrocio con le segnalazioni delle sale operative degli istituti: quando l’allarme parte, ogni minuto conta. C’è poi il tema giudiziario: aggravanti ad hoc per l’uso di esplosivi, indagini patrimoniali per colpire i proventi e disincentivare il “mestiere”. Ma è la prevenzione tecnologica a fare la differenza nell’immediato: un ATM che “macchia” le banconote e resiste alla deflagrazione trasforma un colpo da decine di migliaia di euro in un rischio non remunerativo.
# SINDACI E COMUNITÀ: VIDEOSORVEGLIANZA E TEMPO DI RISPOSTA
I primi cittadini hanno salutato il vertice come “particolarmente importante”. Le loro richieste si concentrano su tre punti: - messa in rete dei sistemi di videosorveglianza comunali con le sale operative delle forze di polizia; - percorsi semplificati per l’installazione di illuminazione e dissuasori fisici nei pressi degli sportelli; - tempi certi di ripristino, con canali informativi dedicati ai residenti. È anche una questione di percezione: un intervento rapido dopo un assalto impedisce che la ferita resti aperta e che si diffonda l’idea di una “terra di nessuno”. In gioco non c’è solo il denaro sottratto, ma la fiducia nella capacità delle istituzioni di proteggere i luoghi del quotidiano.
# DOMANDE APERTE: DETERRENZA, PROSSIMITÀ, EQUILIBRIO
Quanto vale una notte di silenzio in più per chi abita sopra una filiale? È il tipo di domanda che aiuta a misurare l’efficacia delle misure. L’equilibrio da trovare è tra deterrenza e prossimità: ATM più sicuri, sì, ma senza ritirare i servizi dalle periferie. Se la tecnologia riduce la resa dei colpi, il resto lo fa l’organizzazione: pattuglie mirate, protocolli chiari, ripristino celere e una rete civica che segnala, senza allarmismi, movimenti sospetti.
# VERSO UN PATTO TERRITORIALE: OBIETTIVI E TEMPISTICHE
Dalla riunione in Prefettura a Campobasso esce un indirizzo: formalizzare protocolli con ABI-OSSIF e Poste Italiane, rafforzare la sicurezza passiva degli ATM nel Basso Molise e concertare, con i sindaci, un piano di interventi su illuminazione, videosorveglianza e gestione dei cantieri di ripristino. Tradotto: ridurre l’attrattività degli sportelli come obiettivo, accorciare i tempi di reazione e chiudere le “finestre di opportunità” su cui contano le bande itineranti. La metafora è quella di una catena: ogni anello — tecnologia, pattugliamenti, urbanistica, comunicazione — deve reggere. Perché, come ricordato dal prefetto Michela Lattarulo, il dialogo permanente con i Comuni non è un orpello, ma il metodo con cui modulare “nel modo più efficace e condiviso” la risposta alla domanda di sicurezza che sale dalla cittadinanza. E in un territorio che vive di prossimità, mare e colline, distanze ridotte e reti corte, è proprio questa prossimità la risorsa più preziosa da mettere in campo.
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Autorizzazione Tribunale di Campobasso n. 18/10 del 25/08/2010. Direttore responsabile: Antonio Blasotta. Luogo di pubblicazione: Campobasso. Mail: redazione@ilnuovomolise.it Tel. 392.9700990