Il report
24.11.2025 - 14:48
Isernia è il capoluogo più conveniente con 208 euro, Campobasso il più caro con 299 euro. Un differenziale di 91 euro che, pur in una regione piccola, racconta di modelli gestionali, economie di scala, contratti di servizio e strutture di costo non identiche.
Una rarità in tempi di rincari: nel 2025 la Tari in Molise resta ferma. A dirlo è l’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, secondo cui la spesa media di una famiglia tipo si attesta a 254 euro, la stessa cifra del 2024. Il quadro, confermato in una nota rilanciata da Campobasso il 24 novembre 2025 (ore 12:15, redazione ANSA), è un invito a interrogarsi: stabilità significa efficienza consolidata o solo una tregua, forse fragile, ottenuta tra congiunture favorevoli e scelte amministrative prudenti? E perché le differenze tra capoluoghi restano così marcate, con Isernia a 208 euro e Campobasso a 299?
I NUMERI CHIAVE: 254 EURO IN MEDIA, ISERNIA PIÙ LEGGERA, CAMPOBASSO PIÙ CARA
Secondo il rapporto dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, nel 2025 la spesa media per la Tari in Molise rimane 254 euro. Il dato si riferisce, in modo comparabile, a una famiglia tipo composta da tre persone che vive in una casa di proprietà di 100 metri quadrati. La metodologia, in linea con l’indagine condotta su tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2024, include IVA (ove applicata) e addizionali provinciali, così da restituire una fotografia realistica dei costi effettivi in bolletta. La geografia interna del Molise è nitida: Isernia è il capoluogo più conveniente con 208 euro, Campobasso il più caro con 299 euro. Un differenziale di 91 euro che, pur in una regione piccola, racconta di modelli gestionali, economie di scala, contratti di servizio e strutture di costo non identiche.
TREGUA O SVOLTA? LA STABILITÀ DELLE TARIFFE NEL CONTESTO 2025
Quando una tariffa resta stabile per due anni consecutivi, si può parlare di svolta? La risposta, per ora, è prudente. La Tari è il riflesso di costi reali di gestione: raccolta, trasporto, trattamento, smaltimento, spazzamento, investimenti e oneri regolatori. Negli ultimi anni il settore ha attraversato onde lunghe di volatilità legate a energia, logistica e costi di trattamento del rifiuto indifferenziato. Una stabilità nel 2025 può indicare diversi fattori concomitanti: una gestione più efficiente, contratti di filiera favorevoli, un andamento dei costi energetici meno pressante rispetto ai picchi del passato recente, e una programmazione finanziaria dei Comuni attenta alle coperture del Piano Economico-Finanziario (PEF) senza scaricare nuovi rialzi sulle famiglie. Ma c’è anche un aspetto regolatorio: l’evoluzione dei criteri di determinazione dei costi ammessi e dei meccanismi di perequazione ha orientato gli enti locali a una maggiore trasparenza e a una più rigorosa coerenza tra spesa e servizio. Il risultato, quando la macchina funziona, è una maggiore prevedibilità per l’utente.
RACCOLTA DIFFERENZIATA IN CRESCITA: 60,8% REGIONALE, CAPOLUOGHI INDIETRO
Altro dato cruciale: la raccolta differenziata in Molise è salita al 60,8% nel 2023. Un progresso che parla di comportamenti più virtuosi, maggiore capillarità dei servizi, forse un’estensione di modelli come il porta a porta e un miglioramento nella separazione alla fonte. E tuttavia, qui emerge un paradosso: i due capoluoghi, Campobasso e Isernia, corrono ma non abbastanza. Il primo si ferma al 52,5%, il secondo al 46,7%. Com’è possibile che la media regionale superi i due centri più popolati? La spiegazione plausibile è nel dinamismo dei comuni non capoluogo, che potrebbero aver consolidato sistemi di raccolta più efficaci, con filiere di conferimento ben collaudate e una partecipazione civile elevata. Densità urbana, conformazione dei quartieri, logistica delle micro-aree e abitudini consolidate possono rendere più complessa la crescita nei capoluoghi, specie laddove la qualità della differenziata (oltre alla quantità) fatica a migliorare con ritmo sufficiente.
TARIFFE E DIFFERENZIATA: IL LEGAME C’È, MA NON È MECCANICO
Più differenziata uguale bollette più basse? La relazione esiste, ma non è automatica. Incrementare la differenziata riduce, in prospettiva, i conferimenti in discarica e i costi di smaltimento dell’indifferenziato, voci tradizionalmente onerose. Ma la raccolta spinta comporta anche organizzazione, mezzi, personale e investimenti: i risparmi netti emergono se la filiera è efficiente, se la qualità del materiale raccolto consente valorizzazione effettiva e se la dotazione impiantistica regionale o di prossimità limita i costi di trasporto e trattamento. Perciò, una differenziata al 60,8% su scala regionale è un segnale favorevole, ma perché impatti stabilmente sulle tariffe deve essere accompagnata da un miglioramento della qualità dei materiali, dalla riduzione del “secco residuo” e da scelte impiantistiche coerenti. Le percentuali, da sole, non bastano: serve l’architettura industriale giusta.
CAMPOBASSO: 299 EURO TRA SERVIZIO, CITTÀ E MARGINI DI RECUPERO
Campobasso, con una Tari media di 299 euro, sconta una combinazione di fattori. Nei contesti urbani, la raccolta può risultare più costosa per la complessità dei percorsi, la necessità di frequenze maggiori e i picchi di produzione. Con una differenziata al 52,5%, la città ha margini di miglioramento evidenti: ridurre l’indifferenziato e alzare la qualità delle frazioni riciclabili può comprimere gradualmente i costi di trattamento, tenendo in equilibrio il servizio. Il nodo, tuttavia, è sempre lo stesso: trasformare il miglioramento quantitativo in risparmio netto, evitando che i maggiori oneri organizzativi assorbano i benefici.
ISERNIA: 208 EURO, LA PIÙ BASSA, MA CON DIFFERENZIATA DA POTENZIARE
Isernia è il capoluogo più “leggero” sul fronte Tari, a 208 euro. Un vantaggio che, con una differenziata al 46,7%, non dovrebbe però diventare un alibi. La soglia del 50% resta un obiettivo minimo da consolidare e superare: più qualità nelle frazioni di carta, plastica e organico e meno impurità nel conferimento sono la chiave per far dialogare efficienza e tariffe. Ogni punto di differenziata guadagnato, se ben gestito, rafforza la sostenibilità economica del servizio.
LA LENTE DELL’INDAGINE: UN BENCHMARK NAZIONALE, DUE CASI LOCALI
L’indagine di Cittadinanzattiva ha interessato tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2024, usando la medesima famiglia tipo (tre persone, 100 mq, casa di proprietà) e prezzi comprensivi di IVA e addizionali provinciali. Questo conferisce al dato molisano un valore di confronto, utile ai decisori locali: sapere dove si colloca il territorio rispetto alla platea nazionale aiuta a tarare strategie e obiettivi. In Molise, la fotografia restituisce una regione che tiene la rotta dei costi e migliora sulla differenziata, ma con capoluoghi che devono accelerare.
COSA ASPETTARSI NEL 2025: TRASPARENZA, QUALITÀ E INVESTIMENTI MIRATI
Che cosa può cambiare nei prossimi mesi? Tre linee sembrano determinanti: - Trasparenza regolatoria e finanziaria. Una chiarezza crescente sul PEF e sulla composizione delle voci di costo rende più prevedibili le tariffe e responsabilizza i gestori. - Qualità della raccolta. Non solo percentuali, ma meno impurità e più frazioni valorizzabili. Le famiglie possono incidere riducendo il rifiuto residuo e migliorando il conferimento. - Scelte industriali. Logistica, impianti e filiere di trattamento riducono costi strutturali. È la differenza tra una differenziata “di carta” e una capace di generare valore.
MOLISE ALLA PROVA DELL’EFFICIENZA: STABILITÀ OGGI, SOSTENIBILITÀ DOMANI
La stabilità a 254 euro è un segnale incoraggiante, tanto più se letta insieme a una differenziata regionale al 60,8% nel 2023. Ma l’equilibrio è delicato: Campobasso a 299 euro e Isernia a 208 euro mostrano quanto contino le scelte locali. Il 2025 misurerà la capacità di tradurre il progresso ambientale in benefici economici, evitando che l’onda lunga dei costi operativi torni a farsi sentire. Domanda retorica, ma non oziosa: si può pagare meno con servizi migliori? Sì, se la catena funziona come un orologio svizzero, dal bidoncino al camion, dall’impianto al bilancio. È questa la sfida che il Molise, con i suoi due capoluoghi in controluce, si trova ora ad affrontare.
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