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Almanacco dauno

Oggi, il 6 aprile del 1935, a Campobasso nasce Fred Bongusto: lo chansonnier dell’amore che fece sognare l'Italia

Divide il suo giorno di nascita con il pittore Raffaello Sanzio, l’astronauta Paolo Nespoli, lo scrittore francese Nicola Chamfort, il drammaturgo polacca Tadeusz Kantor, ma anche con il monarca Carlo Felice di Savoia e Mario Merola

Oggi, il 6 aprile del 1935, a Campobasso nasce Fred Bongusto: lo chansonnier dell’amore che fece sognare l'Italia

Fred Bongusto

La sua voce si spegne  alle 3:30 dell’8 novembre del 2019, dopo averci regalato canzoni memorabili come "Una rotonda sul mare", “Balliamo”, “La mia estate con te”. La sua ultima esibizione nel 2013 per un omaggio a Franco Califano.

Divide il suo giorno di nascita col il pittore Raffaello Sanzio, l’astronauta Paolo Nespoli, lo scrittore francese Nicola Chamfort, il drammaturgo polacca Tadeusz Kantor,  ma anche con il monarca Carlo Felice di Savoia e  Mario Merola, la voce della canzone drammatica romantica napoletana, a cui si è ispirato non poche volte, tanto da riscuotere le prime attenzioni proprio “Dice, dice”, scritta a 18 anni, proprio in napoletano. La sua voce si spegne invece alle 3:30 dell’8 novembre del 2019.   

«Aveva 84 anni Fred Bongusto, lo “chansonnier” dell’amore, il “crooner” che ha fatto sognare l’Italia -scrive Stefania Potente in un bel pezzo pubblicato su “Primonumero” la mattina dell’8 novembre 2019 -. Problemi di salute l’avevano purtroppo costretto a ritirarsi dalle luci dorate del mondo dello spettacolo. Un mondo che lui aveva conquistato negli anni Sessanta, dopo essere partito da Campobasso. Alfredo Antonio Carlo Buongusto (il suo nome all’anagrafe) era nato il 6 aprile del 1935 nel cuore del capoluogo molisano, nel centro storico: via Marconi, 124. E alla sua città ha dedicato ‘Campobasso e il gabbiano’ nella quale cantava “Voglio ritornare a Campobasso… prendo l’autostrada del passato… forse ritornare è troppo tardi, anche se i ricordi non li cancelli più”. Per qualcuno, questo brano è l’emblema del rapporto di amore e odio tra l’artista e il capoluogo. Un altro brano, dal titolo e dal contenuto molto emblematici, lo dedicò al Molise: ‘Mulise, puozz‘e esse accise!’.

E’ proprio in un albergo di Campobasso che Bongusto decide di dedicarsi alla musica sentendo suonare “Mood indigo” di Duke Ellington. Lo raccontò in una intervista al Messaggero: “Avrò avuto sedici o diciassette anni, entrai nella hall di un piccolo albergo. Fuori c’erano due metri di neve. A Campobasso quando nevica non si scherza. Seduto, un signore suonava la chitarra. Era un commesso viaggiatore che era stato costretto a fermarsi lì”.

Lo zio artista gli regala la prima chitarra e agli inizi degli anni Sessanta Bongusto parte per Roma. Esordio a Padova, nel ‘Caffè Pedrocchi’. Da qui inizia una carriera scintillate, con milioni di dischi venduti.

Tra i suoi primi successi, nel 1962, “Doce doce” e “Frida”. E poi, l’anno successivo, “Amore fermati” e “Malaga” (che sarà interpretata con successo anche dal cantante brasiliano Joao Gilberto).

Fa il ‘botto’ conquistando gli italiani con la sua canzone più famosa in assoluto, “Una rotonda sul mare”, sulla quale sono state in seguito costruite leggende varie con varie città (compresa Termoli) a contendersi il merito di aver ispirato gli autori della canzone.

Nel 1966 vince la manifestazione canora ’Un disco per l’estate’ con “Prima c’eri tu”. Il grande successo continuerà ad accompagnarlo soprattutto negli anni ’60 e ’70, con altre canzoni memorabili come “Tre settimane da raccontare”, “Spaghetti a Detroit”, “Balliamo”, “Bellissima bruttissima”, “La mia estate con te”.

Altro tassello della sua lunga carriera la partecipazione al Festival di Sanremo, il ‘tempio’ della musica italiana. Bongusto presenta nel 1986 “Cantare”, brano che è poi risultato essere il più suonato dell’estate successiva. Tre anni dopo, nel 1989, partecipa con “Scusa”.

Sposato nel 1967 con Gabriella Palazzoli (una delle prime soubrette negli anni ’50 e ’60, deceduta nel 2015, ndr) Bongusto inizia a girare tutto il mondo facendo conoscere il nome di Campobasso a livello internazionale. “Orgoglio molisano nel mondo”, la definizione dell’ex presidente della Regione Molise Paolo di Laura Frattura.

Non solo canzoni d’amore, ma anche jazz, swing e bossa nova nel suo ‘curriculum’ artistico. Collabora con i grandi della musica brasiliana e con Chet Baker, suona con Ella Fitzgerald, canta con Mina, Milva e Ornella Vanoni. Si dice che ad apprezzarlo sia stata anche Jaqueline Kennedy. Negli anni ’90 incide un disco e fa due tournèe con un altro grande della musica di origini molisane, Toquinho. 

“La carta vincente è la mia faccia, la mia personalità. Chi viene a sentirmi me lo legge in fronte che da ragazzo soffrivo perché non trovavo un rapporto felice”, dice spiegando il segreto del suo successo.

C’è chi racconta che Bongusto non amasse la definizione di “cantante confidenziale”. Pare che la considerasse troppo riduttiva. Lui, del resto, scrive anche colonne sonore per alcuni film come “Malizia” – fortunatissima commedia erotica all’italiana – o quelli di Fantozzi. ‘Una rotonda sul mare’ diventa la colonna sonora di un film di Luchino Visconti. Compone la colonna sonora de ‘Il tigre’ di Dino Risi.

Per i 50 anni di carriera l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi consegna a Bongusto una targa d’argento (era il 2005),  mentre in occasione della Festa della Repubblica, viene insignito dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi dell’onorificenza di Commendatore ordine al merito della Repubblica Italiana.

Anche Campobasso gli dedica un festival dedicato alla carriera organizzato dall’Associazione Talenti e artisti molisani. Ma lui, forse a causa dei problemi di salute, non è stato mai fisicamente presente a quelle manifestazioni.

In città era tornato nel 2009 per esibirsi al Savoia. E poi per partecipare ai funerali della sorella Margherita che abitava in via Papa Giovanni  XXIII.

Qualcuno ricorda ancora l’esibizione sul palco in piazza Municipio: era il 2000 e il Campobasso di Adelmo Berardo era appena tornato in serie C.

Nel 2012 il ritiro dalle scene musicali, ma nel 2013 fa un’eccezione e si esibisce per un evento dedicato a Franco Califano.

I funerali furono celebrati a Roma, lunedì 11 novembre, alle 15, nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, la Chiesa degli artisti in piazza del Popolo.


UN PALLONE VENDUTO PER COMPRARE UNA CHITARRA

Marino Bartoletti, noto giornalista (non solo sportivo), conduttore televisivo e autore televisivo italiano ha oggi affidato ad un post sui social il ricordo dell’amico Fred Bongusto, ad un mese dalla sua morte. Bartoletti ricorda, attraverso un articolo di Marco Montanari apparso sull’edizione della storica promozione in B del Campobasso sul Guerin Sportivo, le parole della sua celebre “Molise”.

«Un mese fa salutavamo Fred Bongusto. Grandissimo cantante e garbato fruitore della vita. E anche appassionato di calcio, come risulta da questo articolo che ho trovato nella Grande Miniera del mio Guerin Sportivo, scritto da Marco Montanari. Era l’anno della storica promozione in Serie B e Alfredo dichiara senza pudore l’affetto per i “suoi” colori (pur essendo, a detta di qualcuno, simpatizzante della Lazio). Confida che nella canzone “Molise” i versi che raccontano di un pallone venduto per comprare una chitarra, sono assolutamente autobiografici (“Quattro cauce a ‘u pallone/’Nnanzi a Santa Maria/Te crerive ca tu diventavi campione/’Na chitarra accattata vennenno ‘o pallone”). “Tutto sommato – conclude – è andata meglio così”. Caro Fred… Chissà che vuole questa musica stasera».

(10 dicembre 2019, “SeiTorri”)


QUELLA ROTONDA SUL MARE

Lungomare di Taranto. «Pensa se Una ro­tonda sul mare l’avessi scrit­ta qua! Questa sì che è una rotonda…». Come quella di Lido Gandoli, ricordava, l’i­dea di Pino Alessano, inven­tore di un complesso balne­are lontano dal centro e dai “lidi” cittadini. Anche quella era una bella rotonda e i gio­vani cronisti non perdevano occasione nel presentare un concerto, fosse per un gior­nale o una tv, che il grande Fred Bongusto si fosse ispi­rato proprio ad una delle due bellezze.  Lui sorrideva: «La Rotonda è quel­la di Senigallia, ma ognuno delle rotonde ci fa quello che vuole: non nascondo, però, quanto mi faccia piacere che la gente coltivi questo desiderio, del resto la can­zone è romanzo, è fantasia e se ognuno la sente più sua pensando che sia ispirata a un personale luogo romanti­co, va bene così…».

Così Claudio Frascella ricordo su “”Taranto buonasera” quando invitò il cantautore molisano a Publiradio. «Re­gistrammo - scrive - una intera setti­mana di contributi (allora si faceva…), per spiegare tutti i suoi successi. Una pro­grammazione per Publiradio Solo musica italiana e Radio Taranto. «Maestro, quando vedo “Matrimonio all’italia­na” con la Loren e Mastroi­anni diretti da De Sica, non posso fare a meno di ascol­tare sui titoli di coda le note di “Nun parla’” su musica di Armando Trovajoli».

«Bella canzone, piacque tanto anche a Liz Taylor che aveva visto quel film ed era venuta in Italia per presen­tare “Cleopatra”, girato a Cinecittà: era appena sboc­ciato sul set l’amore con Richard Burton, così venne a sentirmi in un night della capitale: gliela cantai di pro­posito, a Burton non doveva essere andata giù questa cosa, così invece di tenersi stretta la bellissima Liz, bal­larci, quella sera fissò me, insistentemente, come se gli avessi fatto chissà quale torto; forse avrebbe voluto che steccassi, non so, ricor­do che fra i due attori ci fu una mezza scenata; comun­que capisco, quando nasce una vera relazione e si ama, c’è sempre una componen­te di insicurezza, ma Burton che era uno degli uomini più affascinanti di Hollywood non doveva temere la con­correnza di una canzone, siamo seri…». Detto di Gandoli, Bongu­sto era stato a più riprese nei locali pugliesi, l’estate in provincia di Taranto se lo contendevano. Tutti voleva­no l’esclusiva e lui e il suo impresario in qualche modo accontentavano tutti. Manager tarantini, fra gli altri, Giulio Milella e Gigi D’Amato. Fra gli amici, Gep­py Greco, che davanti a un whisketto amava chiamare il maestro per nome, “Alfre­do”. «Questa estate canto da una parte, la prossima, se il Cielo vuole, canto da un’altra parte…». Media­va in questo modo, sapeva farci. E sapeva anche farsi amare. Gianfranco Campo lo ospitò al Penthouse, Mar­co De Cesare allo Yachting, Antonello Di Maggio al Chi­nee. Nel 1980 tenne perfino un concerto di beneficenza, al cinema-teatro Paris, per raccogliere fondi da desti­nare alle popolazioni colpite dal terremoto. Tempi, più o meno, di “Brasiliando”, in­namorato com’era di quelle sonorità. «Un disco – così si chiamavano i supporti di una volta… – lo realizzo in Brasile, uno in Italia; devo al maestro José Mascolo se mi sono lasciato completamen­te affascinare da queste so­norità…». E il mattino dopo i concerti, alle 11 in punto, cascasse il cielo partita a tennis, per tenersi in costan­te allenamento. Mascolo aveva origini pugliesi, fog­giane, affascinato da questa terra non perse occasione per dedicarle un brano mu­sicale che registrò un buon successo, “Manduria”, bra­no frizzante come il Primi­tivo prodotto nella Città dei Messapi. Bongusto era anche un vecchio amico del pianista tarantino Lucio De Giorgio (I Pettirossi), dai tempi dei baresi 5 del Sud, progetto musicale dei fratelli Rizzo. Di questo episodio ne ho scritto sul libro “Seduti in quel caffè, sognando Liver­pool”. A Roma, Fred, non se la passava ancora bene, aveva appena inciso “Doce” e “Frida” e Lucio lo menzio­nava sui borderò Siae, cosa che aiutava il cantante e au­tore a fare qualche soldo e respingere fame e paura che due successi non facessero primavera. Appena un anno dopo, arrivarono “Malaga” e “Una rotonda sul mare”. È il successo. E quando i due, più avanti, si incontreranno ancora, Bongusto che non dimentica, a cena gli scrive d’emblée, sul dorso di una cartolina, il testo in italiano un classico di Yves Mon­tand, “Les Feuilles Mortes” (“Le foglie morte”), che Lu­cio conserva gelosamente fra le cose più care».

È stato consigliere comunale a Bari negli anni ’90, eletto nel Partito Socialista Italiano.

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