La protesta
26.12.2025 - 21:16
Il tempo delle tende, per essere utile, deve incrociarsi con il tempo dei dossier: cronoprogrammi sugli investimenti annunciati (apparecchiature, reparti, 118 e Pronto soccorso), monitoraggio pubblico dei concorsi, obiettivi misurabili sull’inserimento del Veneziale nella rete formativa. Senza questi cardini, ogni simbolo rischia di sgonfiarsi come un pallone al fischio finale.
Una tenda piantata davanti all’ospedale Veneziale di Isernia, una notte che diventa simbolo, un confronto che si accende. Da questa notte il sindaco di Isernia, Piero Castrataro, ha deciso di dormire lì, in segno di protesta contro i tagli alla sanità e la cronica carenza di personale che da tempo mette a dura prova il presidio cittadino. La reazione non si è fatta attendere: Asrem e Regione Molise hanno diffuso una nota dai toni netti, per ribadire confini, responsabilità, programmi. Il punto di frizione? Una domanda di fondo, tutt’altro che retorica: chi ha davvero in mano le leve per cambiare il destino del Veneziale?
# IL GESTO DEL SINDACO PIERO CASTRATARO
Il primo cittadino, Piero Castrataro, ha scelto una forma di protesta evocativa: dormire in una tenda allestita davanti al Veneziale, richiamando l’attenzione pubblica sulle criticità dell’ospedale di Isernia. Le ragioni sono note a molte realtà italiane: personale insufficiente, servizi sotto stress, reparti spesso al limite della sostenibilità. È una fotografia che, a Isernia, si colora di urgenza e identità territoriale: quando un ospedale soffre, una comunità intera si sente esposta.
# LA NOTA DI ASREM E REGIONE MOLISE
La risposta istituzionale è arrivata con una nota congiunta: “Confondere i ruoli non aiuta a risolvere i problemi”, vi si legge, con un chiaro invito a distinguere competenze e responsabilità. Un passaggio chiave: “La programmazione sanitaria relativa all’ospedale di Isernia è competenza esclusiva della struttura commissariale e non della direzione generale dell’Asrem”. Parole che pesano, perché riportano il discorso dal piano simbolico a quello amministrativo: la bussola, dicono Asrem e Regione Molise, sta nelle mani della struttura commissariale.
# STRUTTURA COMMISSARIALE, ASREM, COMUNE: CHI FA COSA
Nel Molise, la sanità sconta da anni la particolarità del commissariamento: le scelte strategiche – dalla rete ospedaliera alla programmazione dei servizi – sono ricondotte alla “struttura commissariale”. L’Asrem, l’azienda sanitaria regionale, attua e gestisce; la direzione generale non decide la rotta, ma la naviga. Ai Comuni, e dunque al sindaco di Isernia, spettano funzioni che toccano l’attrattività del territorio, i servizi urbani, la qualità della vita: non poco, se l’obiettivo è convincere giovani medici a restare. In questo incrocio di competenze si gioca gran parte della partita: la politica locale può accelerare o frenare, ma non può sostituirsi ai poteri del commissario.
# IL RISCHIO DEL CORTO CIRCUITO
Quando le responsabilità si sovrappongono nella percezione pubblica, cresce la frustrazione. Da qui il monito di Asrem e Regione Molise contro “tensioni ingiustificate” e contro l’“accamparsi davanti ai luoghi di cura” come scorciatoia. Protestare serve a far rumore; ma per cambiare i reparti servono atti, firme, concorsi, graduatorie. È un percorso tortuoso, poco adatto ai colpi di teatro ma decisivo nel medio periodo.
# APPARECCHIATURE, REPARTI, FORMAZIONE: I CANTIERI APERTI
Asrem e Regione Molise rivendicano investimenti “concreti” per il Veneziale. I punti elencati nella nota sono molteplici: - rinnovo delle apparecchiature medicali, con l’obiettivo di garantire una diagnostica e cure all’avanguardia; - efficientamento dei reparti, per rendere il presidio un riferimento per il territorio provinciale; - inserimento dell’ospedale nella rete formativa dell’Università degli Studi del Molise, così da accogliere giovani specializzandi; - piani “già pronti” per la ristrutturazione dei locali del 118 e del Pronto soccorso, a beneficio di accoglienza e sicurezza. Sono tasselli che, se completati, possono incidere su qualità, reputazione e capacità attrattiva del Veneziale. La leva formativa – l’accesso agli specializzandi – è forse la più strategica: dove arrivano i giovani, spesso arrivano anche futuro e stabilità.
# IL NODO DEL PERSONALE E I CONCORSI
Il cuore del problema resta la carenza di camici bianchi. L’azienda sanitaria “pubblica continuamente avvisi e concorsi per l’assunzione di nuovo personale medico”, ma il mercato del lavoro sanitario è in tensione in gran parte del Paese. Un passaggio della nota fotografa la fragilità del sistema: anche quando un professionista viene spostato con ordine di servizio, “questi può decidere di dimettersi”. È una realtà che racconta più di una statistica: concorsi deserti, mobilità difficile, aspettative professionali e familiari che orientano scelte individuali. In questa cornice, ogni dimissione pesa come un macigno su reparti già in affanno.
# OSPEDALE E CITTÀ: VASI COMUNICANTI
“Se Isernia non riesce a trattenere i professionisti, il Comune dovrebbe interrogarsi su quali politiche di accoglienza, socialità e svago stia mettendo in campo per le nuove generazioni”. La frase della nota è dura, ma pone un punto reale: la scelta di un medico non si misura solo in turni e sale operatorie. Contano casa e trasporti, servizi per i figli, opportunità culturali, spazi per il tempo libero. In altre parole, l’ospedale perde se la città non vince. E viceversa. È un'analogia semplice: come una squadra che punta al campionato non può trascurare lo stadio, così un territorio che vuole medici deve curare il “fuori reparto”.
# COSA PUÒ FARE IL COMUNE SENZA INVADERE IL CAMPO
Edilizia a canone calmierato per giovani sanitari, incentivi ai servizi educativi, rete di mobilità più efficiente, convenzioni culturali e sportive, politiche di welfare territoriale: non sono ricette miracolose, ma strumenti che molte città impiegano per trattenere professionisti. Non trasformano l’ospedale in pochi mesi, ma possono fare la differenza quando un giovane specializzando dell’Università degli Studi del Molise deve scegliere se fermarsi o ripartire.
# LA TENDA COME MEGAFONO, IL DOSSIER COME STRADA MAESTRA
È “strumentale” la protesta del sindaco, come sostiene la nota? Dipende dall’obiettivo. Se serve a riaccendere i riflettori e a rompere inerzie, il gesto ha un senso politico. Ma il tempo delle tende, per essere utile, deve incrociarsi con il tempo dei dossier: cronoprogrammi sugli investimenti annunciati (apparecchiature, reparti, 118 e Pronto soccorso), monitoraggio pubblico dei concorsi, obiettivi misurabili sull’inserimento del Veneziale nella rete formativa. Senza questi cardini, ogni simbolo rischia di sgonfiarsi come un pallone al fischio finale.
# LA NECESSITÀ DI UN PATTO ISTITUZIONALE
La sanità “si costruisce con la collaborazione tra istituzioni, ognuna nel proprio ambito, non con la demagogia”, è l’ultimo chiodo fissato da Asrem e Regione Molise. È un invito – e un vincolo – a un patto di responsabilità reciproca: la struttura commissariale che definisce la rotta, l’Asrem che attua e rende conto, il Comune che aiuta a trattenere le professionalità migliorando la qualità urbana. La domanda è: serve una tenda per sedersi allo stesso tavolo? Forse no. Serve, piuttosto, un’agenda condivisa e verificabile.
## TRE PUNTI PER TRASFORMARE LA POLEMICA IN PERCORSO
- trasparenza: pubblicare stato di avanzamento degli acquisti per il Veneziale e dei piani per 118 e Pronto soccorso; - attrattività: varare misure cittadine a favore dei giovani medici e del personale sanitario in arrivo a Isernia; - formazione: accelerare l’ingresso del Veneziale nella rete dell’Università degli Studi del Molise, portando specializzandi nei reparti in sofferenza. Sono azioni coerenti con quanto affermato nella nota e con le richieste implicite del gesto del sindaco Piero Castrataro. Una convergenza, almeno su questi punti, sarebbe già un cambio di passo. Perché nel mosaico della sanità molisana ogni tessera conta: la programmazione della struttura commissariale, la gestione quotidiana dell’Asrem, la vitalità di Isernia come città in cui vivere oltre il camice.
## IL TERMOMETRO VERO: I CITTADINI E LE LISTE D’ATTESA
Alla fine, il giudice è sempre lo stesso: il cittadino che entra al Pronto soccorso o prenota un esame. La misura del successo non sta solo nelle note istituzionali o nelle tende davanti agli ospedali, ma nel tempo d’attesa che si accorcia, nel reparto che torna stabile, nel medico che sceglie di restare. È qui che si capisce se il Veneziale può tornare a essere quel “punto di riferimento imprescindibile per tutto il territorio provinciale” che Asrem e Regione Molise indicano come obiettivo. Non un miraggio, ma una rotta possibile, se ciascuno – commissario, azienda sanitaria, Comune – tiene la propria parte del timone.
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