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L’Italia che esporta, come si sta muovendo il settore dell’internazionalizzazione d’impresa?

Nel 2024, secondo i dati ufficiali riportati dall’Istat, le esportazioni italiane sono cresciute dello 0,9% in valore rispetto all’anno precedente, nonostante un calo fisiologico dell’import dovuto alla flessione dei prezzi energetici. 

L’Italia che esporta, come si sta muovendo il settore dell’internazionalizzazione d’impresa?

L’export ormai non si può più improvvisare e lasciare al caso, si caratterizza piuttosto come un sistema complesso che richiede competenze trasversali, dalla logistica doganale alla conoscenza delle normative internazionali, dalla gestione fiscale all’adattamento culturale della proposta commerciale. In quest’ottica, la figura dell’esperto in export e internazionalizzazione assume un ruolo sempre più centrale.

In un contesto internazionale che sembra remare contro le migliori strategie di esportazione, l’Italia mantiene saldo il suo posizionamento, come uno dei Paesi europei più attivi e performanti sul fronte dell’export

Nel 2024, secondo i dati ufficiali riportati dall’Istat, le esportazioni italiane sono cresciute dello 0,9% in valore rispetto all’anno precedente, nonostante un calo fisiologico dell’import dovuto alla flessione dei prezzi energetici.  L’avanzamento commerciale, in forte risalita, ha toccato quota 39,2 miliardi di euro. Un segnale inequivocabile della capacità delle imprese italiane di presidiare con efficacia i mercati esteri, facendo leva su settori strategici e ben posizionati. In particolare, brillano comparti come i beni strumentali, che segnano il 6,9% in più, ma anche l’agroalimentare e il manifatturiero avanzato, che confermano l’alta qualità e l’affidabilità delle produzioni tricolori. 

Germania, Stati Uniti e Francia restano i partner principali, ma crescono anche i flussi verso economie extraeuropee, segno di una proiezione globale sempre più estesa. Ciò che colpisce, appunto, è la tenuta delle esportazioni in un contesto macroeconomico ancora turbolento, dove inflazione, dinamiche valutarie e tensioni geopolitiche non hanno frenato la capacità delle imprese italiane di muoversi con agilità nel commercio internazionale. 

La chiave di questo successo? 

Una combinazione di competitività di prodotto, capacità di adattamento e know-how relazionale nei confronti di mercati complessi. È però evidente che a questa spinta deve corrispondere una capacità organizzativa altrettanto solida.  L’export ormai non si può più improvvisare e lasciare al caso, si caratterizza piuttosto come un sistema complesso che richiede competenze trasversali, dalla logistica doganale alla conoscenza delle normative internazionali, dalla gestione fiscale all’adattamento culturale della proposta commerciale. 

In quest’ottica, la figura dell’esperto in export e internazionalizzazione assume un ruolo sempre più centrale. Chi si occupa di strutturare o potenziare la presenza di un’azienda all’estero è chiamato a costruire strategie sostenibili, a lungo termine, basate su analisi dei mercati, scelta dei canali distributivi, politiche di pricing e comunicazione efficace.  Qui, si va oltre il saper vendere all’estero, poiché entrano in ballo competenze come saper leggere le dinamiche globali e tradurle in piani concreti di crescita.  Proprio questa complessità contribuisce a rendere la professione stimolante e strategica, oltre che sempre più richiesta da aziende grandi e piccole.

Ma come si diventa bravi export manager?

Lavorando sul campo, attivamente e proattivamente, conoscendo bene i mercati, le dinamiche geopolitiche, il target di riferimento, il Paese target, studiando, studiando e ancora studiando. Le tecniche di vendita sono solo il primo passo per diventare bravi professionisti, il resto ruota tutto intorno alle abilità di lettura del mercato e di strategie per colpire il segno. 

Un percorso formativo, che prende in considerazione tutti questi elementi, può rappresentare una valida sintesi per chi desidera accelerare la propria carriera in questo senso o lanciarsi con cognizione di causa.

24ORE Business School, col suo Master in Internazionalizzazione delle Imprese, ha inteso offrire una risorsa concreta e qualificante ai professionisti di domani. 

 Il programma appositamente progettato, di fatto, offre una visione ampia e operativa del commercio internazionale, con un approccio interdisciplinare che fonde teoria economica, normativa, strategie di marketing globale e tecniche manageriali.

Il focus dedicato al business development internazionale, ad esempio, viene affrontato attraverso moduli costruiti con l’obiettivo di trasferire strumenti immediatamente applicabili. 

Si lavora, poi, su progetti reali, casi aziendali, simulazioni e workshop, in modo da allenare le competenze decisionali in contesti internazionali, consentendo di affinare quelle soft skills fondamentali come la negoziazione interculturale e la gestione della complessità.

È una formazione che parla il linguaggio delle imprese, pensata per creare figure capaci di gestire concretamente i processi di internazionalizzazione, non solo nei grandi gruppi, ma anche nelle PMI che guardano oltre i confini nazionali con ambizione e realismo.  In altre parole, si tratta di un investimento che si traduce in una reale leva professionale, perfettamente in linea con i trend emersi dal panorama economico più recente.

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